Significato delle differenze nelle anomalie cerebrali dei disturbi mentali

 

 

ROBERTO COLONNA

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XX – 16 settembre 2023.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

La nostra scuola neuroscientifica è grata agli autori dello studio che qui recensiamo per aver affrontato in modo rigoroso ed efficace un problema che, fin dalla fondazione della nostra società e in innumerevoli occasioni, documentate dalle pubblicazioni su questo sito web, noi soci abbiamo portato all’attenzione degli psichiatri: il significato dell’eterogeneità delle anomalie cerebrali a livello regionale, di circuito e di rete fra persone con la stessa diagnosi, così come dell’esistenza di anomalie trans-diagnostiche.

Una delle osservazioni che costantemente proponiamo per numerose categorie nosografiche neurologiche e psichiatriche è che il criterio clinico di identificazione può non corrispondere alla fisiopatologia, e che eziopatogenesi differenti possono dare le stesse manifestazioni cliniche e, in alcuni casi, la stessa causa molecolare può portare a quadri clinici nosograficamente distinti, sia per il concorrere di fattori ambientali diversi, sia per una differente risposta individuale. A queste ormai storiche nostre obiezioni a criteri interpretativi dei risultati sperimentali fermi a oltre mezzo secolo fa, seguiva immediatamente la domanda: in che modo si può affrontare questo problema?

La risposta è uno studio che analizzi il problema dell’eterogeneità cerebrale individuale di persone con la stessa diagnosi, lo ponga in rapporto con somiglianze e differenze fra i cervelli di persone diagnosticate di disturbi diversi e confronti il livello di regione, circuito e rete di queste alterazioni con i reperti corrispondenti in persone sane.

Ashlea Segal e numerosissimi colleghi coordinati da Alex Fornito hanno realizzato per sei categorie di disturbi mentali un simile lavoro.

Gli autori hanno preso le mosse da questa osservazione: la sostanziale eterogeneità individuale che caratterizza le persone affette da disturbi mentali è ignorata dalla ricerca classica basata sul criterio “caso-controllo”, che si affida alla comparazione fra medie di due gruppi.

Il risultato è di assoluto interesse, anche perché apre una nuova via di indagine che sicuramente consentirà nuove importanti acquisizioni.

(Segal A., et al., Regional, circuit and network heterogeneity of brain anomalies in psychiatric disorders. Nature Neuroscience 26, 1613-1629, 2023).

La provenienza degli autori è la seguente: Turner Institute for Brain and Mental Health, School of Psychological Sciences, Monash University, Melbourne, Victoria (Australia); Monash Biomedical Imaging, Monash University, Melbourne, Victoria (Australia); Department of Bioengineering, University of Pennsylvania, Philadelphia, PA (USA); Department of Psychiatry, Rutgers University, Piscataway, NJ (USA); School of Physics, University of Sydney, Sydney, New South Wales (Australia); BrainKey Inc, Palo Alto, CA (USA); Donders Center for Cognitive Neuroimaging and Donders Institute for Brain Cognition and Behaviour, Radboud University, Nijmegen (Olanda); Department of Psychiatry, University Medical Center Utrecht, Utrecht (Olanda); Department of Cognitive Science and Artificial Intelligence, Tilburg University, Tilburg (Olanda); (plus much more institutes of the same universities); Department of Psychiatry and Forensic Medicine, Autonomous University of Barcelona, Barcelona (Spagna); Department of Neuroimaging Sciences, Institute of Psychiatry, King’s College London, London (Regno Unito).

Gli autori dello studio introducono il loro lavoro affermando che i meccanismi neurobiologici delle malattie mentali rimangono elusivi, in quanto i risultati della ricerca non forniscono indicazioni univoche e precise sulla fisiopatologia all’origine dei quadri clinici. Infatti, letteralmente migliaia di studi di neuroimmagine hanno documentato differenti cambiamenti associati con specifiche diagnosi psichiatriche, e le valutazioni meta-analitiche di questi studi hanno identificato le regioni cerebrali che sono maggiormente interessate da ciascun disturbo, rivelando sia correlati specifici per le diagnosi, sia correlati trans-diagnostici[1]. Inoltre, nonostante la grande quantità di dati, non si dispone ancora di biomarker efficacemente distintivi per le diagnosi e sicuramente diacritici per le diagnosi differenziali[2].

Una ragione di questo ritardo si può ravvisare nell’aver confidato in modo esclusivo nel disegno sperimentale “caso-controllo”, che compara medie di gruppo e ignora la considerevole eterogeneità presente fra pazienti con la stessa diagnosi[3]. In proposito, un interessante lavoro di Wolfers e colleghi (JAMA Psychiatry 75, 1146-115, 2018) ha mostrato le differenze endofenotipiche fra singoli pazienti con la stessa diagnosi di schizofrenia o disturbo bipolare.

Queste caratteristiche specifiche individuali sono in genere desunte inferenzialmente impiegando modelli normativi, cosa che richiede la realizzazione di modelli delle aspettative per un particolare fenotipo cerebrale, quale il volume della materia grigia in rapporto all’età, al sesso e ad altre importanti caratteristiche. Le previsioni del modello possono essere usate per definire una gamma normativa di variazioni, che costituisce il riferimento per giudicare le immagini del cervello di un nuovo soggetto che rientri nella classe del modello.

Facendo corrispondere il modello ai dati di molte regioni cerebrali, si può creare una mappa di deviazione personalizzata, che quantifica la dimensione della deviazione dalla norma per ciascuna persona, in tal modo consentendo l’identificazione in un soggetto di aree associate con valori fenotipici insolitamente piccoli o grandi, definiti deviazioni estreme.

Ashlea Segal e i numerosissimi colleghi coordinati da Alex Fornito hanno realizzato una caratterizzazione comprensiva in multiscala dell’eterogeneità in base alle differenze di volume della materia grigia (GMV, da grey matter volume) in 1294 pazienti affetti da sei differenti disturbi mentali, messi a confronto con 1465 volontari equivalenti per requisiti di selezione del campione e fungenti da controlli. Le categorie diagnostiche dei 1294 pazienti erano le seguenti: 1. Disturbo da Deficit dell’Attenzione con Iperattività; 2. Disturbo dello Spettro dell’Autismo; 3. Disturbo Bipolare; 4. Disturbo Depressivo; 5. Disturbo Ossessivo-Compulsivo; 6. Disturbo Schizofrenico.

I modelli normativi indicavano che le deviazioni specifiche della persona dalle aspettative fondate sui caratteri della popolazione per la GMV regionale erano altamente eterogenee, interessando la stessa area in meno del 7% delle persone con la stessa diagnosi (!).

In ogni caso, tali deviazioni erano incluse all’interno dei comuni circuiti funzionali e delle reti neuroniche cerebrali in una quota stimata fino al 56% dei casi.

Il sistema ventrale dell’attenzione alla salienza (salience ventral attention system) era implicato trans-diagnosticamente, con altri sistemi selettivamente interessati nella depressione, nel disturbo bipolare, nella schizofrenia e nel disturbo da deficit dell’attenzione con iperattività.

Dai dati emersi si può schematicamente affermare che le differenze fenotipiche fra casi con la stessa diagnosi possono aver origine dalla localizzazione eterogenea delle deviazioni regionali specifiche. Mentre le similarità fenotipiche sono probabilmente attribuibili alla disfunzione comune di reti e circuiti funzionali.

 

L’autore della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Roberto Colonna

BM&L-16 settembre 2023

www.brainmindlife.org

 

 

 

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[1] Noi aggiungiamo: in modo spesso non coerente con le attese basate sulla nosografia e sulle principali ipotesi eziopatogenetiche.

[2] È accaduto spesso che biomarker individuati come apparentemente sicuri non fossero confermati in campioni diversi.

[3] Giovanna Rezzoni ha osservato che questo problema può essere stato accentuato dalla formulazione di diagnosi fidando solo sulla corrispondenza ai criteri del DSM-5, senza uno studio dettagliato del paziente e un monitoraggio di tutti gli aspetti significativi ma non inclusi nella griglia diagnostica.